Ios (Greece), 7 luglio  2015 - Tony Martin è un cronoman pistard di indubbia fama, un ragazzone tedesco di classe sopraffina, uno che non si risparmia mai e così lo conoscevamo fino  a oggi, quindi non ci aspettavamo di più da lui se non una vittoria in un prologo o una cronometro, oppure una tappa rubata fuggendo via dal gruppo dei velocisti a pochi km dall'arrivo, come solo pochi riescono a fare, ma oggi questo fuoriclasse ha confezionato la sua massima impresa, pietra miliare di un ciclismo moderno che raramente crea uno Star Gate indietro nel tempo, attraversando la sua storia.

Oggi quel ponte con il passato è stato riaperto dalle pietre della Roubaix e ad attraversarlo per primo è stato proprio lui Tony Martin, in questa 4a tappa del Tour 2015, quella tanto temuta con il pavè, partita da Seraing che dopo 223,5 km e con 7 settori di pavè, è terminata a Cambrai.

Doveva essere la giornata della rasoiata alla classifica generale, quella tanto temuta da corridori come Contador e Froome che l'anno scorso si erano arresi alle pietre scivolose del cosiddetto "infermo del Nord",  ma invece i due sono stati egregi: addirittura il Keniano in maglia gialla oggi,  si è portato spavaldamente al comando negli ultimi chilometri e anche uno peso piuma come Nairo Quintana, sembrava galleggiare su quelle pietre polversose, segno che questo famigerato pavè, quest'anno è stato preparato bene e alla fine non ha sorpreso nessuno.

Dal canto nostro attendavamo ad un anno di distanza una conferma di Vincenzo Nibali, il quale voleva tentare di aprire una voragine fra lui e gli avversari e così nel terzo, quinto e ultimo settore il capitano dell'Astana ci ha provato, ma quando squadre e avversari inpongono un ritmo altissimo anche su quei sassi incastonati li, più per muli e carri che per ruote e pedali, non c'è che da rimettersi in pancia al gruppo e rimandare ogni velleità ad un'altra tappa.
Un plauso a Daniel Oss, uno dei martoriati dalla maxi caduta di ieri, alfiere della svizzera BMC che ha lavorato come un centurione con le sue trainate, al servizio di Tejay Van Garderen, il terzo della generale.

Epilogo: a pochi chilometri dall'arrivo tutti li big di classifica e velocisti come Sagan e Cavendish sono assieme a contendersi il 4° podio della 102a Grande Boucle, come se i 223 km con i 13 di pavè, fossero stati una passeggiata.

Martin e Froome erano gli osservati speciali perchè distanziati in classifica generale da appena un secondo e il tedesco della Etixx-Quick Step ha colto l'attimo fuggente a tremilacinquecento metri dalla fine, prendendo letteralmente il volo verso la gloria, nella sua 5a vittoria alla Grande Boucle, salendo poi anche sul palco del trionfo in maglia gialla, come unico Re Leone del Tour de France a Cambrai.

Secondo John Degenkolb e terzo Peter Sagan e grazie agli abbuoni guadagnati oggi, Martin dirige l'orchestra della Grande Boucle con 12" da Froome,  25" da Van Garderen e a seguire troviamo Gallopin, Sagan, Van Avermaet, Uran, Contador a 48" e ancora più avanti Nibali 13° in classifica a 01'50", Quintana  17° a 2'08", poi Purito Rodriguez a 2'12", il francese Peraud  a 2'19"; mentre l'altro francese Thibaut Pinot, terzo sul podio un anno fa a Parigi, oggi per un guasto meccanico e a causa dell'assenza della sua ammiraglia sul pavè, ha gettato al vento il suo Tour, terminando con un pesante tempo di +3'23" ed ora si trova a 6’30” da Martin e a 4’40” da Nibali. (di Andrea Magnani)