Il caso Carlo Calcagni sta diventando un giallo e un fastidioso paradosso. Un’atleta che a volte io stessa definisco un alieno. Impossibile per le sue patologie poter stare in piedi, figuriamoci poter disputare competizioni ciclistiche e vederlo trionfare sempre e ovunque. Lui ci scherza sopra ma la sua volontà indomita di vivere e correre sulla bicicletta lo hanno reso un personaggio indiscutibilmente di grande esempio, i suoi ben tre ori da poco conquistati agli Invictus Games in Florida, nelle gare di ciclismo olimpiadi militari lo hanno coronato uno dei migliori nell’ambito dello sport militare.
TROPPI OSTACOLI A DANNO DI CARLO CALAGNI
Carlo Calcagni Colonnello del Ruolo d’Onore e Pilota Istruttore di elicotteri E.I. oltre ad essere vittima della Sindrome dei Balcani, la strage silenziosa causata dagli effetti dell’uranio impoverito contenuto nelle munizioni, è un’atleta della squadra Italiana del GSPD (Gruppo Sportivo Paralimpico Difesa) che ultimamente sembra dover subire pesanti ostacoli che gli impedirebbero di partecipare al Paralimpic Games di Rio 2016.
Impedimenti di natura burocratica? Sembrerebbe di si.
Lui è un killer, uno che stralcia tutti per strada, con le sue pedalate, con la sua forza di penetrare il muro della resistenza. Ma anche stavolta deve abbattere un altro tipo di muro che è stato eretto tra lui e l’obiettivo cui Carlo tiene moltissimo, la Paralimpiadi di Rio 2016.
ISCRIZIONE FATTA IN REGOLA, DENUNCIA IL SUO ALLENATORE CLAUDIO MOLÉ
Al suo fianco amici, sostenitori, il suo allenatore e anche giornalisti. E’ palpabile la sorte avversa che è stata costruita nel tempo, una sorte che spesso parla di cavilli, di scadenze non rispettate, ma certamente non da lui e tanto meno da Claudio Molè della ASD Peppe Molèche spiega a FreedomPress come siano state eseguite le iscrizioni nei tempi stabiliti dal regolamento.
Ricordiamo che Carlo Calcagni non è un militare che è stato mutilato. Anche se esteriormente sembra una persona sanissima, la sua vita è stata segnata dall’uranio impoverito, il Colonello Calcagni ha dovuto superare imprese ironicamente più grandi di un conflitto di guerra. Nel 1996 partecipava alla missione internazionale di pace durante la guerra in Bosnia. Lui, l’unico pilota al servizio MEDEVAC, era addetto al delicato recupero dei feriti e dei morti devastati dalle armi e dalle orribili mine antiuomo. Quella missione segna il suo destino, quello di un uomo incapace di arrendersi nonostante una malattia gravissima lo avesse colpito. Lui assieme a molti dei suoi colleghi entrano a far parte dei malati da Sindrome dei Balcani. In regalo per lui un’invalidità al 100% e una malattia multisistemica: “Encefalopatia demielizzante autoimmune evolutiva con sindrome atassica, Parkinsonismo, polineuropatia sensitivo automica e deficit multiorgano da esposizione a metalli pesanti”.
Il suo delicato quadro clinico, lo costringono ogni giorno a sottoporsi a diciotto ore di ossigenoterapia, cinque ore di flebo e a curarsi con trecento compresse. Ma sulla sua strada un destino avverso sembra sia stato cucito addosso che lo pone ad affrontare una battaglia più grande della sua stessa patologia, fatta di iter burocratici che impedirebbero la sua partecipazione a Bilbao, in Spagna alle prove di Coppa del Mondo, l’ultima sfida per arrivare alle qualificazioni alle Paralimpiadi 2016 a Rio.
CLAUDIO MOLE’ SPIEGA IL PARADOSSO E L’INGIUSTIZIA
Claudio Molè il suo allenatore spiega il paradosso:“Sembra che il suo nome non sia stato inserito nella lista, un impedimento che vedrebbe sfumare per questo atleta il suo grande sogno. Il problema sembra essere prodotto dalla Federazione ma non dalla mia società, noi abbiamo mandato due giorni prima della scadenza l’iscrizione con riserva, riserva che il giorno 24 giugno viene superata visto che arriva per l’atleta la riabilitazione. Ora veniamo a conoscenza che Carlo però non è stato inserito nella lista degli atleti che parteciperanno a Bilbao”.
L’intreccio è complicato e sembra aver coinvolto Calcagni in una spirale burocratica che sta di fatto impedendo materialmente l’accesso alla sua grande occasione, le paralimpiadi di Rio 2016. Per questo atleta che lotta incessantemente non solo contro la sua patologia devastante, ma contro un sistema contorto pronto a seminare ostacoli di qualsiasi natura affinché non possa esprimere il suo talento, la sua performance, mentre Carlo sente il ticchettio del tempo farsi sempre più pressante, sempre in agguato con una malattia che non concede e non dà speranza.
IL PARADOSSO CREATO DA CHI? QUESTA INGIUSTIZIA PENALIZZA PESANTEMENTE IL COLONELLO CALCAGNI
Claudio Molè chiosa: “ Noi abbiamo fatto tutte le procedure in regola, se Carlo non dovesse partire per Bilbao 15/17 Luglio, e quindi per Rio, io adirò per vie legali e non sarà in un tribunale sportivo”. La sua squadra lo adora: “Per squadra intendo dirigenti ed atleti con il Presidente, Deborah Orso. Carlo stramerita questa possibilità, è stato sempre rispettoso delle regole e ora deve volare per Bilbao” – determinato spiega Molè.
PARTE UN APPELLO ANCHE DA PARTE DI BIKENEWS.IT , UN VERO DISAPPUNTO RABBIOSO
Il paradosso che ha colpito Calcagni viene denunciato anche da Andrea Magnani editore di BIKENEWS.IT:
“Personalmente da Editore di un giornale sportivo e giornalista senza inutile tessera, guadagnata sul campo in 16 anni di notti insonni aggiornando il mio BIKENEWS.IT, non posso che scrivere il mio rabbioso disappunto per gli enti internazionali che nell’ultimo anno in almeno due episodi, hanno ostacolato l’eroica vita nello sport paralimpico, di un campione che due mesi fa, nel segno del coraggio, ha conquistato questi tre ori alle Olimpiadi militari INVICTUS GAMES, voluti dal Principe Harry, figlio di Princess Diana, uomo sensibile verso gli sfortunati che ogni giorno compiono miracoli con cuore, volontà e muscoli !”
Andrea Magnani è duro, teso e furente, sa che per Carlo Calcagni questa finalissima è tutto, ma soprattutto è il frutto di ciò che ha saputo seminare con la sua incredibile determinazione, che va aldilà delle forze umane, sospinto da un coraggio e una speranza che non possono essere deluse: “Auguro a tutti di non dovere mai affrontare ostacoli come quelli che quest’uomo, il Colonnello Carlo Calcagni, – spiega Magnani – portatore sano di gloria e purtroppo anche portatore maligno di uranio impoverito, quotidianamente è costretto ad affrontare in salita, contro il nemico più subdolo di ogni patologia, quell’insensibilità ed arrogante ipocrisia di chi osa decidere in nome di regole scritte per uomini normali e non speciali come i disabili straordinari !! Carlo vuole e si merita Rio, il biglietto per volare con la sua bicicletta verso il sogno, se l’é guadagnato ogni giorno da anni nella dieta, nelle pazzesche cure a cui si sottopone, le mille punture, pastiglie, ipertemie a Londra, cateteri, setticemie, ossigenoterapie, allenamenti mostruosi, competizioni, successi e se fra due mesi ai Paralympic Games di Rio, non potrò accompagnare questo eroe, già insignito con la medaglia al ruolo d’onore dell’esercito, per tentare la conquista della medaglia più prestigiosa, potrò considerare la mia missione di giornalista, addetto stampa, amico ed angelo custode, fallita e non mi resterà altro che scrivere la biografia di questo simbolo dell’umanità, iniziando dalla fine, scorrendo il tempo a ritroso e srotolando la bobina del film della sua vita, fino al giorno in cui da ragazzo, volava in Bosnia con il suo elicottero in missione internazionale di pace, entusiasta, bello e puro com’era, salvando donne, uomini e bambini dall’orrore di quella cosa atroce chiamata guerra!”
Tante persone sostengono Carlo. Andrea Magnani spiega a FreedomPress: “Esistono molte persone autorevoli che lo difendono, dai colleghi di alto rango militare, al Principe Harry d’Inghilterra conosciuto ed ideatore degli INVICTUS GAMES al suo medico psichiatra che ha scritto un’accorata lettera/appello alla presidenza della Federciclismo, a me che figlio di un ciclista professionista ho fondato fra primi nel 2000 questo giornale on line al servizio del ciclsmo”.
Magnani racconta la sua storia, uscito da un tumore vinto a 13 anni, la sepsi meningo-pneumococcica che lo ha colpito l’indomani della morte da Marco Pantani che conosceva e che ritiene di essere diventato il suo angelo custode: “E ora il destino mi fa esserlo un po’ in terra per Carlo, l’incontro con Luca Panichi anche lui amico di Carlo, altro disabile esempio di vita da rispettare ed ammirare. Oggi qui conta solo Carlo!”
Un’incredibile moltitudine di persone, amici, professionisti si sono schierati e vogliono comprendere quale ingiustizia sta colpendo Carlo, le sue pedalate fanno paura, perché lui ha superato la soglia del dolore, la soglia della paura.
Contatto il Colonello Calcagni, anzi Carlo, diventato un amico a cui si vuole un bene dell’anima. È molto preoccupato, mi scrive: “Sono salito sulla bici… a casa… alle 12.30… provando a rimettermi in carreggiata… ma tutto rema contro. Ho appena ricevuto risultati dal Breakspear, esami fatti in un centro di ricerca americano”.
Carlo esclama:“Non è proprio possibile!!! Il sistema neurologico sta degenerando troppo e la situazione è gravissima. Alcuni valori sono degenerati dal 2014 al ricovero di giugno scorso… del 79%!!! È veramente un miracolo che io sia ancora in piedi. Ed è per questo che ci tenevo così tanto ad essere presente a Rio. La mia è una gravissima malattia autoimmune degenerativa e irreversibile… per cui… non avrò un’altra possibilità di vincere le paraolimpiadi!”
Tutte le persone che hanno avvolto con la loro riservatezza, grande stima e vicinanza Carlo vogliono conoscere cosa dirà il numero uno del CIP (comitato Italiano Paralimpico) Luca Pancalli proprio su questa sentenza che avrebbe colpito Calcagni.
Su Carlo pesa un’ingiustizia crudele su cui molti ora vogliono vedere chiaro. Per lui, la malattia ha deciso che non può concedere alcuna tregua, ma il nostro amico alieno ha insegnato sempre che si rinasce ogni volta che si cade e si guarda in alto, si raccolgono tutte le forze e si continua a pedalare…perché non ci si può arrendere soprattutto contro una burocrazia che farebbe acqua da tutte le parti!