Tony Longo .... una carriera ai massimi livelli nella mountain bike pubblicato il 02/06/2020
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Tony Longo .... una carriera ai massimi livelli nella mountain bike

 Orgoglioso per una lunga carriera ai massimi livelli, dei traguardi e dei riconoscimenti, spiega la sua visione sulla capacità di raggiungere la massima performance.   Tony Longo iniziò a vincere nel 2002 da giovanissimo in Coppa Italia e nella sua ultima stagione, nel 2019, ha conquistato cinque successi. 

 

 

1 giugno 2020, Montemurlo (PO) - Con due titoli tricolori cross country e tre marathon, la medaglia d’argento ai Mondiali XC Under 23 del 2006, il bronzo ai Mondiali Junior XC del 2002, l’argento nel Team Relay XC ai Mondiali del 2002 e 2005, anno in cui Longo conquistò anche il titolo continentale nella stessa specialità, Tony Longo è senza dubbio tra i più grandi atleti italiani della mountain bike.

Tony Longo a partire dal 2002, ha partecipato a 15 mondiali mtb tra XC e XCM, ma il suo ingresso nella Hall of Fame della mountain bike può ancora attendere.  La decisione di appendere la bici al chiodo per il 35enne trentino è ancora lontana, Tony dopo 20 anni di corse, è ancora competitivo ai massimi livelli delle marathon, come ha peraltro dimostrato nella prima e unica gara che ha potuto disputare con i colori di SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team, la Mediterranean Epic, chiusa dal biker trentino al 12° posto.
Ne è passato di tempo dalla Rampikissima 2001, la prima vera gara di un Longo giovanissimo, che vivendo nella valle del Primiero, ai piedi delle Pale di San Martino, ha avuto per la sua passione un parco giochi incredibile. 

“Ho iniziato a praticare la mountain bike a quattordici anni, quindi non così giovane, con le prime pedalate ecologiche dopo che mi era stata regalata una bici per gli esami di terza media” – racconta Tony – “L’anno successivo mi sono tesserato in una squadra agonistica del bellunese, il Team Sanvido, cominciando con le prime gare provinciali”

 

 

Al secondo anno da Junior, Longo passa nella squadra trentina più quotata, l’Arcobaleno Carraro, facendo il cosiddetto salto di qualità con una medaglia d’argento ai Campionati del Mondo nel 2002.  All’inizio del 2004 Tony si è reso conto che era possibile diventare un atleta professionista e ha firmato per quattro anni con la squadra della Mapei, dopo di che si è trasferito al Team Full Dynamix con cui è rimasto fino al 2010.   Poi altri quattro anni con la Bianchi e infine altri quattro al Team Wilier (2016-2019), fino ad arrivare nel 2020 in SOUDAL-LEE COUGAN Racing Team.
 
Cosa ti aiuta a rimanere motivato a gareggiare ai massimi livelli per così tanto tempo?
“La passione, la costanza e la dedizione.  Sono queste le cose che mi danno molta motivazione, quello che mi piace molto della mountain bike sono la tecnica, l'intensità e stare nei boschi all'aria aperta, il piacere di guidare per divertimento, che è anche uno dei motivi per cui non sono mai passato alle corse su strada” 

Ci sono stati molte evoluzioni nella mountain bike nel corso della tua carriera: i percorsi sono cambiati, le gare si sono accorciate nel cross country e allungate nelle marathon.  La tecnologia delle bici è cambiata molto, il modo di allenarsi.  Quali sono le tue valutazioni su questa evoluzione?
“Diciamo che sono arrivato alla diciassettesima stagione da professionista e ho visto molto cambiamenti nella nostra disciplina, a partire dal mezzo meccanico, oggi completamente diverso rispetto a quando ho iniziato, per arrivare alla tipologia delle gare.  Senza elencare le migliorie tecniche delle biciclette, che sono progredite notevolmente, secondo me si è alzato molto il livello medio in ogni gara sia nelle marathon che nell’ XC.   Oggi è sempre più difficile fare la differenza, sono migliorate le tecniche di allenamento, l’alimentazione e anche il bacino di giovani che si dedica a questa disciplina.  In tutti gli sport il livello medio generale si è alzato molto, i fuoriclasse ci sono e ci saranno sempre, ma tanti atleti con il miglioramento detto in precedenza hanno raggiunto prestazioni molto elevate e questo nel mondo della mountain bike è sempre più evidente”

 

Nel 2019 hai cambiato il tuo preparatore, nel 2020 anche la squadra, cosa ti ha spinto dopo tanti anni di carriera a scelte così radicali?
“Quando si arriva ad un certo punto della carriera, ma secondo me in generale per ogni atleta, è fondamentale avere nuove motivazioni e fare nuove esperienze, per questo dopo alcuni anni sono solito cambiare squadra.  L’anno scorso ho cambiato anche allenatore, facendomi seguire da Simone Bortolotti di Garda Trainer, un coach che mi sta aiutando molto anche riguardo l’aspetto mentale con dei nuovi approcci psicologici”

 


 

I primi mesi con la nuova squadra sono già alle nostre spalle.  Come sono andati?
“Purtroppo per le note vicende di quest’anno, finora ho disputato solo una gara con il nuovo team, ma fin dall’inizio nel corso dei primi incontri invernali mi sono subito inserito perfettamente nella nuova realtà.  Siamo un bel gruppo ben amalgamato, atleti/amici e uno staff perfetto, uniti ad una grande organizzazione e mezzi meccanici al top.   Non potevo avere di meglio per una nuova esperienza della mia carriera”

Cosa ti da più stimoli nella preparazione, la passione o la voglia di risultato?
“Senza passione nella nostra disciplina sarebbe veramente difficile avere risultati ed una carriera cosi lunga. Personalmente mi piace sempre di più provare sperimentare cose riguardo l’allenamento, l’alimentazione e nuove soluzioni tecniche sul mezzo meccanico, per cercare di alzare sempre di più l’asticella.  Certo che mi sono accorto in questo periodo che allenarsi al massimo senza un obiettivo certo non è semplice”

Hai vinto tanto, Campione Europeo Team Relay, due titoli tricolori cross, country, tre marathon, più di 100 gare ... ci sono risultati che secondo te sono davvero speciali?
”I risultati che mi rimarranno più impressi nella memoria sono le medaglie ai Mondiali e il titolo tricolore marathon del 2013”

Chi sono i nomi che vedi per il futuro?
”Rimanendo nel settore marathon purtroppo non vedo ragazzi molto giovani che sembrano fenomeni, anche se c’è da considerare che praticamente tutti si dedicano solo al XC.  Tra i più giovani italiani vedo bene il mio compagno di squadra Jacopo Billi che se farà un ulteriore salto di qualità potrà togliersi grandi soddisfazioni”

Al momento nessuno sa veramente quando inizierà la stagione, è difficile allenarsi correttamente?
”Come dicevo prima senza un obiettivo preciso e certo non è facile allenarsi con metodo.   Ho avuto un momento difficile quando la situazione del contagio sembrava molto critica, ora guardo al futuro con fiducia e credo che per agosto ricominceremo a correre”

 

 

Quali effetti temi per lo sport in mountain bike, dopo una pausa così lunga?
”Quello che è successo credo che può e deve essere un’opportunità per il settore ciclo.  Purtroppo in Italia non abbiamo la cultura della mobilità urbana in bicicletta ed è molto difficile cambiare le abitudini, ma la bicicletta intesa come svago e a livello turistico potrebbe davvero nei prossimi mesi avere un incremento notevole.   Ragionando riguardo il settore agonistico con l’incombente crisi economica non sarà facile reperire risorse per supportare le squadre, ma non la vedo neppure cosi tragica come sembra.  Sono fiducioso che con un’unione di intenti e progetti seri il nostro movimento potrebbe e avrebbe tutte le carte in regola per emergere”
 
Quanti anni pensi di continuare a correre e cosa ti piacerebbe fare dopo?
”Bella domanda alla quale è ora di pensarci.   Non ho mai avuto problemi a mantenere la motivazione per fare quello che faccio, fino a quando gli stimoli sono alti continuerò a correre ad alto livello, anche se ancora non per molti anni.  Avrei parecchi progetti in testa per il futuro, mi piacerebbe sicuramente rimanere in qualche modo nell’ambiente”




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