Liguria Mountain Divide 2015: prima edizione
Eccoci, dopo il ‘Benchmark’ dell’anno 2014 con Jay Petervary, alla prima edizione del Liguria Mnt Divide che porta a termine i test organizzativi per il grande lancio come evento ‘pubblico’ nel 2016. Questa edizione ha visto la partecipazione di 4 atleti che sono stati coinvolti per le loro caratteristiche: tre atleti Italiani ed uno francese.
Si è trattato dunque di una versione ufficiale ma limitata a pochi partecipanti non professionisti per evidenziare quelle che potrebbero essere le criticità tecniche e logistiche di un evento con più partecipanti su un percorso duro come quello proposto mutuato dall’Allta Via Stage Race.
Molti appunti sono stati redatti sia sulle tappe che sulla tecnica di tracciamento che devono garantire la massima sicurezza per un evento che non pone alcun limite alla distanza giornaliera, alle ore giornaliere di avanzamento verso l’arrivo e soprattutto nessun supporto possibile agli atleti che devono saper gestire il proprio evento utilizzando le proprie risorse o quelle disponibili pubblicamente sul territorio.
Il Liguria Mnt Divide ha un obiettivo molto ambizioso: aiutare i partecipanti a raggiungere e gestire la propria autonomia per potere così affrontare con la dovuta esperienza e perizia ogni tipo di percorso in ogni regione del pianeta. Superare il limite della competizione per entrare nell’affascinante mondo dell’avventura è quello che auguriamo ad ogni partecipante.
Il primo partecipante coinvolto nell’evento è stato Giovanni Roveri, che ha alle spalle numerose stage race, il record italiano al Tour Divide ed è arrivato in bici pedalando da Pinerolo a Genova e poi da La Spezia a Bolano.
Gli altri 3 partecipanti sono stati Luca Bettinsoli, vincitore della Grande Corsa Bianca in Fat Bike, con la sua Salsa Beargrease con ruote da 29 Plus, Pascal Cazaux il singlespeeder francese che in questa occasione ha messo il cambio alla sua Sobre in titanio e Maurizio Deflorian esperto altoatesino con una scelta di bici controversa, una Salsa Bucksaw, Fat Bike biammortizzata.
Il tempo di riferimento è quello di Jay Petervary l’atleta americano nel giugno del 2014 ha testato il percorso fissando il Benchmark in 104 ore, 14 minuti e 37 secondi.
Il percorso è condiviso con Alta Via Stage Race, la gara di mtb in 8 tappe che è partita in contemporanea sabato 13 giugno alle 10.
Il primo giorno quindi i 4 atleti hanno affrontato il percorso di 57 km fino a Sesto Godano con clima perfetto, non troppo caldo e hanno potuto sfruttare i due ristori allestiti per la Stage Race. L’altimetria è già interessante, si passa da 323 metri a 1275 mt del punto più elevato con numerose salite intermedie per poi riscendere a 251 mt nel finale.
Dopo un trasferimento di 15 km su asfalto fino a Varese Ligure si attacca la lunga salita che porta al Passo Cento Croci 20 km e 700 mt di dislivello lungo stradine di montagna, prima asfaltate e poi sterrate tra boschi, borghi semi abbandonati e pascoli.
Qui Giovanni allunga il passo, segue Luca mentre Pascal e Maurizio mancano un bivio e rimangono leggermente staccati. La meta della giornata è il Passo del Bocco e il rifugio A. Devoto, dove è possibile mangiare un piatto caldo. Giovanni e Luca arrivano poco prima delle 20 e subito ordinano un piatto enorme di tagliolini al ragù, dopo mezz’ora arrivano anche gli altri due e si fermano a mangiare. I 4 decidono di comune accordo di fermarsi a dormire per affrontare i 3 portage che li attendono la mattina dopo.
Partenza alle 5 di mattina, e non sono i soli, un raduno di motociclisti si ritrova proprio di fronte al rifugio. Dopo pochi km comincia il primo portage sul monte Ghiffi, corto ma ripido, tra erba alta e rocce. Poi dopo il Passo della Scaletta il secondo portage fino al rifugio chiuso di Pratomollo, e poi di nuovo fino in cima al monte Aiona per 450 mt positivi in 4 km. La fatica viene premiata con 1000 metri di dislivello in discesa, tra singletrack in mezzo ai boschi e sentieri tecnici che sbucano sui tornanti scalinati in località La Sguazza, dove si riprende l’asfalto fino a Belpiano. Proprio in questo tratto di trasferimento Pascal sbaglia strada mancando un bivio e perde almeno tre ore per ritrovare il percorso!
A Belpiano breve sosta colazione ma purtroppo comincia a piovere molto forte e tutta la salita fino al Rifugio Caucaso sarà sotto l’acqua battente. L’idea è quella di fermarsi a pranzo in un luogo senza tempo, la Trattoria della Giassina, un locale per cacciatori, senza insegna e quindi non semplicissimo da trovare, che ti proietta indietro nel tempo in un ambiente rustico sull’omonima Sella a 900 metri di quota. Giovanni purtroppo manca il bersaglio e prosegue senza mangiare, Luca e Maurizio invece approfittano della cucina aperta e vanno di pasta al forno, asado con patate, capriolo con le olive, crostata e un goccio di vino per digerire.
Il percorso prosegue fino a Montoggio con tratti di portage duro, soprattutto per il fondo bagnato, passando per il Passo del Colletto.
Giovanni arriva per primo a Montoggio e decide di proseguire, poi però per la fame si ferma ad un ristorante e dopo un lauto pasto cambia idea decidendo di fermarsi per la notte, come faranno anche Luca , che è caduto nell’ultima discesa e Maurizio. Alle 10 arriva inaspettatamente anche Pascal che con il faro frontale è riuscito a raggiungere un punto civilizzato e a trovare alloggio per asciugarsi.
Il terzo giorno comincia di nuovo sotto l’acqua e Luca dolorante per la caduta non se la sente di proseguire e si ritira. Ci sono da affrontare 93 km per arrivare al mare di Varazze transitando per diversi passi, tra cui Giovi, Turchino e Faiallo, fino ai 1290 metri del Monte Beigua da dove comincia una fantastica discesa di 25 km prevalentemente su sentiero tecnico.
La giornata è lunghissima e le condizioni meteo molto variabili, tra scrosci d’acqua che creano pozzanghere enormi e nuvole basse che limitano la visibilità a pochi metri anche la navigazione in quota risulta molto difficile dove la nebbia circonda i concorrenti con un alone bianco che non concede più di 20 metri di visibilità.
Giovanni raggiunge Varazze verso le 17 e dopo aver mangiato decide di ripartire per cercare di tornare in quota verso il passo del Giovo. Purtroppo però dopo pochi chilometri, tutti di salita per un problema tecnico alla ruota libera della sua Salsa Horsethief 27,5+ è costretto a tornare a Varazze in cerca di un meccanico per risolvere il problema. Trovate le chiavi giuste e smontata la ruota scopre che si era solo allentato il corpetto della ruota libera e basta stringerlo per poter ripartire. Nel frattempo però la stanchezza si fa sentire e decide di rimanere con Pascal e dormire a Varazze, mentre Maurizio riparte invece in salita per cercare un minimo vantaggio.
Dopo aver dormito in sacco a pelo sotto un ponte al passo del Giovo Maurizio ha più di due ore di vantaggio che dovrà gestire nelle parti pedalate sotto i faggi fino a Bardineto, dove dopo un portage difficile fino in vetta al monte Carmo proseguirà verso il passo San Bernardino di Garessio e poi per due dei portage più duri del percorso per arrivare al colle san Bartolomeo e scendere su sentiero tecnico fino al Col di Nava.
Giovanni parte subito fortissimo, ma durante la lunga salita del mattino una guaina forata dallo sfregamento con la borsa anteriore il comando del deragliatore non funziona più! Dopo aver lavato la bici da un benzinaio scopre il problema. Chieste informazioni sul più vicino negozio di bici fa una deviazione fino a Carcare, dove i ragazzi di Bike Shop sostituiscono la guaina e lo mettono in condizione di riprendere il percorso nel punto in cui lo aveva lasciato e di proseguire.
Durante tutta la giornata Giovanni e Pascal cercheranno di annullare il gap e riprendere il fuggitivo, e ci riusciranno a San Bernardino grazie anche ad un temporale che ha fermato Maurizio presso il bar abbandonato sul passo, dove i tre troveranno un rifugio per la notte, accampandosi alla meglio tra le rovine ma al coperto. In quest’occasione si è avuta l’ulteriore prova dei differenti approcci alla spedizione, Giovanni ha solo un sacco lenzuolo e si deve mettere addosso tutti i vestiti per dormire coperto, mentre Maurizio e Pascal sono dotati di materassino e sacco a pelo leggero. Pascal si prepara addirittura un cous cous caldo con carne di manzo disidratata.
Il quarto giorno nuovamente partenza all’alba con tempo sereno e Giovanni fa capire di essere intenzionato a chiudere il percorso senza più fermarsi distanziando subito gli altri due partecipanti con il suo ritmo davvero elevato.
Ci sono tre punti di rifornimento lungo la prima parte del percorso, poi più nulla fino a Pigna, essenziale quindi rifornirsi di cibo e acqua in tempo.
Dopo i due famigerati portage quasi tutta discesa fino al Col di Nava, dove ci sono due bar e un negozio aperti per i rifornimenti. Giovanni fugge in testa mentre Maurizio e Pascal inseguono in direzione del monte Saccarello e il monumento al Redentore, per poi scendere al passo di
Collardente e risalire il monte Toraggio prima della tecnicissima e interminabile discesa fino a Buggio, poco sopra a Pigna.
Giovanni ha un discreto vantaggio e arrivato a Pigna, dopo aver mangiato riparte per gli ultimi 33 km che però comprendono un dislivello di 1200 metri prevalentemente su sterrato fino a Testa dell’Alpe. Maurizio e Pascal arrivano a Pigna sfiniti e decidono di fermarsi a dormire per non affrontare l’ultima parte di notte. Infine, dopo altre 5 ore abbondanti a mezzanotte e 45 Giovanni compare all’arrivo nella vigna A Trincea sopra Airole, stanco ma felice di aver chiuso l’evento dopo un lungo quarto giorno.
Le sue prime parole sono state che questo è uno dei percorsi più difficili e tecnici mai affrontati, e ci vorranno 5 piatti di pasta e 3 birre per rimetterlo in sesto.
Il suo tempo di percorrenza è di 4 giorni, 14 ore, 45 minuti.
Maurizio e Pascal arrivano il mattino dopo alle 10,45 dopo 4 giorni, 23 ore e 45 minuti.
Il gps di Maurizio segna 560km e 19.500 mt di dislivello, mentre quello di Giovanni 662, per colpa delle deviazioni per problemi tecnici, ma ad una media in movimento di 10,5 km!
Per tutti una gara bellissima ma estremamente dura. Una sfida prima di tutto contro i propri limiti mentali dove è fondamentale controllare sempre le proprie emozioni e distribuire le proprie forze con attenzione.
Una vera avventura e come tale, indimenticabile e soprattutto capace di far crescere la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità per quei ciclisti che desiderano saper affrontare in autonomia ogni tipo di percorso in ogni punto del pianeta.
Per informazioni:
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