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CARAPAZ ed il FILM DEL GIRO D’ITALIA 102
dal nostro inviato al Giro d'Italia 102 Andrea Magnani
Coriano (RN) 3 giugno 2019 - Quello appena concluso all’Arena di Verona non è stato un Giro d’Italia monotono e privo di emozioni ma tutt’altro.
Con tre cronometro non piatte e le prime 11 tappe prive di salite da classifica, si poteva scommettere che quei 3490 km di corsa da Bologna a Verona (già sottratto il Gavia), rappresentassero per un cronoman forte in salita come Roglic, una marcia trionfale fino alla Città di Romeo e Giulietta.
Ed invece uno scalatore, venuto da un paese lontano che ha conosciuto la povertà, tanto che il padre rimediò la prima bicicletta per lo sport del figlio in una discarica, ha sorpreso tutti, anzi si è messo in mezzo alla contesa d’onore fra il campione siciliano Nibali e lo sloveno di ghiaccio Roglic, uscendone in maglia rosa..
Mai come in questa edizione è stato lecito esclamare:
“fra i due litiganti il terzo gode”, Nibali Vs Roglic, ne ha approfittato Carapaz.
E’ ormai storia del Giro d’Italia, il malumore meglio definito come arrabbiatura, dallo stesso Squalo, nel dietro le quinte del palco dell’Arena ieri, (ascoltate nella pagina Facebook di BIKENEWS l’intervista di Vittorio Savio) avuta dal siciliano all’arrivo della 13a tappa a Lago Serrù, nei confronti dell’uomo robot della Jumbo-Visma.
Carapaz non ha fatto tutto da solo, perchè l’ecuadoregno è stato supportato magistralmente da una squadra, la Movistar, che vedeva in Landa il capitano designato alla partenza, ma il team spagnolo ha poi giocato la carta dell’outsider per sorprendere alle spalle e trafiggere con il condor sudamericano, gli altri team che avevano inquadrato l’obiettivo della maglia rosa.
Certo lo sa anche Vincenzo Nibali, lo ha ammesso parlando di errori umani all’arrivo di Croce d’Aune; non è esplicito lo Squalo, ma è sottinteso nella voce del capitano della Barhain-Merida che una doppia spinta verso il trionfo di Verona a Carapaz, gliel’hanno data sia lui che lo sloveno.
Tutto vero:
le cronache di corsa e le classifiche testimoniano come sia nella 13a tappa di Ceresole Reale-Lago Serrù, dopo la sciabolata di Landa, Carapaz ha chiuso con 1’19” su Roglic e Nibali andando a ridosso dello Squalo nella generale ed a tre lunghezze dallo sloveno, per poi completare il suo capolavoro rosa a Courmayeur nella 14a tappa, quando l’ecuadoregno è fuggito dalle ruote ipnotizzate dei due avversari, troppo impegnati a controllarsi, per capire che un terzo stava rubando la scena ad entrambi al Giro d’italia 102.
Merito a Carapaz perchè non solo non ha avuto mai una giornata nera indossando la maglia del leader, ma anche perchè ha interpretato al meglio, da capitano anche di Landa, le insidiose tappe residue fino a Verona.
Ed ecco che questo Giro d’Italia si è chiuso così con la storica maglia rosa andata per la prima volta ad un corridore dell’Ecuador, ma il clamore e l’emozione per tante storie ancora non raccontate non spegne il ricordo su questa 102a edizione.
immagini dal profilo Instagram di RIchard Carapaz
Pensar que así inició todo 🚴🼠con il colombiano Nairo Quintana
Torneremo ancora a parlare dei tre sigilli allo sprint della nuova maglia ciclamino, il campione di Germania Hackermann;
della vittoria in volata di un Viviani in maglia tricolore ad Orbetello, poi declassato;
della fuga dei giovani a San Giovanni Rotondo con il brillare nel trionfo di Fausto Masnada ed i sei giorni in maglia rosa di Valerio Conti;
della doppia vittoria a L’Aquila ed a Monte Avena di Pello Bilbao;
degli incidenti meccanici e balordi tifosi che hanno stoppato le azioni da Pinturicchio di Angel Lopez;
delle due fiammate di Caleb Ewan sui rettifili di Pesaro e Novi Ligure;
della allagata cronometro Riccione-San Marino;
del riscatto da una vita da gregario di Benedetti a Pinerolo e di Cataldo a Como;
della zampata dello Zar Ilnur Zakarin a Ceresole Reale;
della conquista della tappa simbolo del Giro, orfana del Gavia, ma con sempre il Mortirolo da parte del giovane Ciccone, KomMan in maglia azzurra amatissimo dal pubblico;
del successo nell’anfiteatro del Biathlon di Anterselva del francese Peters;
della splendida vittoria al cardiopalmo di Cima a Santa Maria di Sala;
al volo sotto le Pale di San Martino di un ritrovato Chaves;
all’incredibile successo nella cronometro di Verona di un ragazzo che per un grave incidente in bici doveva abbandonare il professionismo ed invece è risorto in quei 17 conclusivi chilometri del Giro d’Italia 2019
ed infine torneremo a raccontare del viaggio in rosa di Carapaz che in Colombia ed Ecuador chiamano La Locomotora del Carchi, dalle pendici del Monte Bianco a Verona, per alzare al cielo il suo meritato Trofeo senza Fine.
Andrea Magnani BIKENEWS.IT
Carapaz a Verona nella conferenza stampa finale della maglia rosa del Giro d'Italia 102
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Carapaz a Verona festeggiato anche dall'ambasciatore e funzionari dell'Ecuador in Italia
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Carapaz a Verona riceve i complimenti dall'ambasciatore dell'Ecuador in Italia
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Richard Carapaz sul palco dell'Arena di Verona assieme a Vincenzo Nibali e Primoz Roglic
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Richard Carapaz sul palco dell'Arena di Verona assieme a Vincenzo Nibali e Primoz Roglic mentre suona l'inno nazionale dell'Ecuador
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Sul palco dell'Arena di Verona la festa rosa di Carapaz, Nibali e Roglic
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Carapaz all'Arena di Verona conquista il Trofeo Senza Fine
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Carapaz in passerella all'Arena con il Trofeo Senza Fine
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